Bruciare il cervello: la procedura dell'elettroshock

L'apparecchio originale adoperato nel 1938 da Ugo Cerletti aveva un voltaggio di 125 Volt. Gli apparecchi utilizzati oggi erogano una corrente di 0,9 ampere ad una tensione che arriva fino a 450 volt, rilasciando nel cervello un’energia equivalente a una palla da biliardo del peso di mezzo kg che colpisca la testa alla velocità di 140 km/h!

A causa delle contrazioni e convulsioni cerebrali, i pazienti si mordevano la lingua, i denti o le mascelle si frantumavano e solitamente la spina dorsale, il bacino e altre ossa si fratturavano.

Vediamo come viene descritto l’elettroshock in un testo classico; scrive Edoardo Balduzzi in "Le terapie di shock", Feltrinelli, Milano 1962:

Il brevissimo passaggio della corrente corrisponde a una brusca contrazione muscolare generalizzata (fase di "soprassalto" o spasmo elettrico); ad esso segue immediatamente o dopo qualche istante l’accesso epilettico vero e proprio, con la fase tonica, della durata di 10-20 secondi, cui fa seguito la fase clonica, preannunciata da scosse bilaterali e simmetriche (prevalentemente adduttorie agli arti superiori, flessorie a quelli inferiori) che via via si fanno sempre più ampie, proporzionalmente alla diminuzione della frequenza.

In questa fase (che dura 20-40 secondi) può avvenire l’emissione dì urine, dì sperma o, raramente, di feci.

Cessata l’ultima scossa il paziente appare immobile, in stato di risoluzione muscolare completa, più o meno intensamente cianotico (coma elettrico). In questo momento bisogna sollevare rapidamente e con accortezza il paziente, applicandogli le mani dietro le spalle e dietro la nuca (non dunque tirandolo su per le braccia!

Molte lussazioni e anche fratture dell’omero vengono procurate stolidamente così  per poi riadagiarlo sul cuscino, che deve essere situato in modo da comprendere il tratto spalle-nuca. Questa manovra facilita grandemente la ripresa della respirazione, la cui rapidità è per solito direttamente proporzionale alla cianosi del malato.

Come è noto, alla fase inizialmente stertorosa (sostenere la mandibola!) fa seguito la progressiva normalizzazione del respiro, che viene raggiunta definitivamente in capo a qualche minuto.

La moderna terapia elettroconvulsiva

Tratto dal libriccino scaricabile nella colonna di destra.

Oggigiorno si usano sostanze anestetizzanti e miorilassanti e si inietta ossigeno nel cervello per occultare gli effetti esteriori più barbari dell'ECT.

Tuttavia l'azione ustionante della corrente elettrica attraverso il cervello della vittima, seppur invisibile ad occhio nudo, è dannosa ora quanto lo era allora.

Ai giorni nostri, quando si somministra una terapia elettroconvulsiva, si adottano le seguenti misure:

  1. Al paziente è iniettato un anestetico per contrastare il dolore, ed un agente miorilassante per interrompere l'attività muscolare ed evitare fratture alla spina dorsale. Il dott. Clinton LeGrange, anestesista, descrive la procedura eseguita nel 2004: "…quando lo psichiatra è pronto ed è stata fatta la preossigenazione al paziente per alcuni minuti, somministriamo il…metoexitale (un barbiturico) per farlo addormentare.

    Poi mettiamo un laccio emostatico sulla gamba del paziente…. Cosi che siamo in grado di determinare se il paziente sta avendo un attacco e il solo modo per vederlo è isolare una parte del corpo bloccando la circolazione del sangue così da poter vedere la contrazione dei muscoli. Il laccio emostatico, impedisce al miorilassante di giungere in quella parte del corpo".

    A questo punto è somministrato un miorilassante, la succinilcolina, per provocare la paralisi. Questo miorilassante è usato anche per catturare gli animali, li paralizza, ma rimangono completamente consapevoli di ciò che sta accadendo e possono sentire dolore.

    LeGrange spiega ulteriormente: "Paralizza e rilassa i muscoli…di modo che non possano funzionare. Il paziente, non è in grado di respirare da solo, "dobbiamo farlo respirare…. Abbiamo una maschera ed una borsa con la quale li ventiliamo (somministrazione artificiale di ossigeno)… il paziente non è completamente rilassato…ci sono delle volte in cui può muovere le braccia o il resto dei muscoli. I muscoli del collo. Stringe la mascella".

  2. Gli elettrodi sono posti bilateralmente sulle tempie (da un lato all'altro della testa) o unilateralmente (dalla fronte alla parte posteriore della testa).
  3. E' posto un apribocca di gomma in bocca al paziente per fare in modo che i denti non si rompono o che non si mordano la lingua.
  4. Viene somministrata una scarica tra i 50 e 450 di volt d'elettricità.
  5. Il flusso di sangue al cervello può aumentare anche del 400% per soddisfare la richiesta d'ossigeno. La pressione sanguigna può aumentare del 200%. Nel cervello è presente una barriera emato-encefalica che serve proteggersi da agenti dannosi e sostanze estranee. Con l'ECT, tossine dannose "fuoriescono" dai vasi sanguigni e vengono a contatto con il tessuto cerebrale, provocando gonfiore. Le cellule nervose muoiono. L'attività cellulare e la fisiologia del cervello è alterata.
  6. Le conseguenze sono: perdita di memoria, confusione, perdita dell'orientamento spazio-temporale e perfino la morte.
  7. Di solito alla maggior parte dei pazienti è somministrato da un minimo di sei ad un massimo di dodici shock, uno al giorno, tre volte alla settimana.

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